Proprio sul confine tra il Lazio e la Toscana, si trova un angolo di natura di grandissimo fascino e interesse: le sorgenti della Nova, che grazie alla loro ricchezza d’acqua (e all’inaccessibilità del sito) hanno portato alla nascita di un insediamento sul pianoro soprastante già dall’età del Bronzo, insediamento che è sopravvissuto sino all’età medievale, prima di essere definitivamente abbandonato.
Il sito si presenta come un tipico insediamento di altura, naturalmente difeso, posto tra due fossi confluenti (quello della Varlenza e quello della Porcareccia), nei pressi di una sorgente che ha una portata media di 120 litri al secondo. Su questo promontorio, lungo terrazzamenti artificiali, si sviluppò un centro proto-urbano ascrivibile all’Età del Bronzo Finale (XII-X sec. a.C.) ed un insediamento medioevale, corrispondente al Castello ed abitato di Castiglione, che appartenne agli Aldobrandeschi ed ai Farnese.
Il sito protostorico
I Villanoviani, secondo molti archeologi gli antenati degli Etruschi, ebbero qui uno dei loro insediamenti principali, con circa 1500 abitanti: una vera metropoli, per l’epoca. Scoperto circa 30 anni fa dalla dottoressa Nuccia Negroni, archeologa dell’Università di Milano, il sito preistorico della Nova conserva numerose testimonianze archeologiche, in particolare grotte e basi di capanne. All’estremità orientale del pianoro, si trova però un monumento singolare, che gli archeologi hanno definito, significativamente, la “scala santa”. Su un grande masso, infatti, appaiono scavati dei gradini che conducono alla sommità; da lassù, si gode un panorama ampio. Giovanni Feo (“Misteri Etruschi”, Stampa Alternativa) sostiene che si tratti di un sito particolarmente sacro, dove si entrava in connessione con il vicino sacrario di monte Becco”, il cui tempio, secondo la tradizione, era forse dedicato alla dea Volturna (Voltumna), la maggiore divinità femminile etrusca.
Il sito medievale
Nel Medioevo il nome del sito compare per la prima volta nel diploma d’infeudazione del 1210 rilasciato dall’imperatore Ottone IV a Ildebrandino Ildebrandeschi. Nel diploma vengono elencati i castelli e le terre del feudo, comprese tra le sedi vescovili di Castro e Sovana: Pitigliano, Sorano, Vitozza, Sala, Ischia, Farnese, Petrella, Morrano, Castellarso, Latera, Iuliano, Mezzano e appunto Castiglione presso le Sorgenti della Nova. Nel XIX secolo, l’area della Nova divenne uno dei rifugi estivi del brigante Tiburzi (in Inverno preferiva rifugiarsi a Castro).
Si possono così visitare i resti del villaggio dell’età del Bronzo, con le sue basi di capanne e i suoi pozzi, e poi quelli dell’insediamento medievale che ne ha preso il posto. La passeggiata, in tutto, richiede poco più di un’ora. Il sito è davvero bello, con panorami ariosi e amplissimi e tanto verde. La rupe si affaccia sulla gola del torrente Nova: al di là si notano i ruderi di un altro insediamento, Castel Iuliano. Alla sorgente che dà il nome al sito si accede dalla stradina percorsa all’andata: superato di poco il cancello, si trova a destra un varco che conduce ad un gruppo di alberi ai cui piedi, da una grotta, sgorga, limpida e purissima, l’acqua.